Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare. È scattato domenica, come ormai è abitudine fare durante i principali tornei dell’anno, ma Montecarlo ha un fascino tutto particolare. E promette di regalare emozioni, come già fatto nel corso di una prima giornata che per i colori azzurri ha raccontato diverse buone notizie (vedi Musetti che elimina all’istante Fritz, tornando dominante sull’amata terra).
E anche (invero) pochi campi a disposizione: gli spazi angusti non sono un problema, anche se un po’ più di “mobilità” non guasterebbe. Ma a certi riti collettivi non si può mai rinunciare. Il primo Masters 1000 della stagione europea, nonché il primo sul rosso (Madrid e Roma i due successivi), è quello che apre ufficialmente i tornei primaverili sulla terra. Sponsorizzato da anni da Rolex, si disputa sui campi del Country Club di Roccabruna, che in realtà è un piccolo comune francese fuori dall’area del Principato, costituito da 21 campi in terra rossa e due in cemento.
La storicità del luogo è dettata in modo particolare dal fatto che la prima edizione del torneo è datata 1897: Reggie Doherty, plurivincitore di Wimbledon, in quegli anni si divertiva a mietere trionfi anche sulle coste del Mediterraneo, spalleggiato dal fratello Lawrence (i due si spartirono rispettivamente 6 e 4 titoli nei primi 10 anni di competizione). Il torneo monegasco, l’unico ATP ad essere organizzato ancora oggi da un circolo privato, diventerà da subito un appuntamento tradizionale nel calendario dell’allora tennis amatoriale, tanto da non poter essere disputato soltanto negli anni dei due conflitti mondiali (1915-18 e 1940-45) oltre che nello sciagurato 2020, anno della pandemia (non venne recuperato ad autunno, come fatto da altri tornei primaverili saltati). Una resilienza e una continuità che ha permesso a Montecarlo di entrare immediatamente nell’era Open a partire dal 1969, divenendo uno dei tornei più ambiti del circuito. Pietrangeli l’italiano più vincente.
E c’è anche Fognini. L’ultimo vincitore del torneo prima che entrasse nella nuova dimensione fu Nicola Pietrangeli, beniamino del pubblico locale, vincitore nel 1961 e poi ancora nel 1967 e 1968. Non il primo italiano ad essere incoronato principe del tennis monegasco: Giovanni Baldi di Robecco vinse nel 1922, seguito da Giovanni Palmieri nel 1935. Dopo di loro, soltanto Fabio Fognini è riuscito nell’impresa di conquistare il torneo del Principato grazie alla straordinaria impresa del 2019, quando batté nel giro di pochi giorni Rublev, Simon, Zverev, Coric, Nadal e in finale Lajovic (unico Masters 1000 vinto in carriera dal ligure).
Curiosamente Adriano Panatta, grande protagonista sul rosso a metà degli anni ’70, non riuscì mai a raggiungere la finale a Montecarlo, consolandosi con la vittoria in doppio del 1980 con Paolo Bertolucci. Considerato alla stregua di un campo “di laurea” sul rosso, il torneo monegasco da sempre ha attirato i migliori interpreti della superficie. Da Ilie Nastase a Bjorn Borg, da Guillermo Vilas a Mats Wilander, da Sergi Bruguera a Thomas Muster, da Gustavo Kuerten a Juan Carlos Ferrero (per tutti questi i trionfi variano da un minimo di due a salire). Poi però nel nuovo millennio è comparso sulla scena il giocatore che ha riscritto la storia della terra, cioè Rafael Nadal, che ha vinto 8 edizioni consecutive dal 2005 al 2012 e poi ulteriori tre di fila tra il 2016 e il 2018 (fu proprio Fognini a interrompere la sua striscia immacolata nel torneo).
Nadal vanta il record di gare disputate (79) e di vittorie (73), con una striscia di 46 consecutive. Negli ultimi anni è toccato a Stefanos Tsitsipas raccoglierne il testimone (due successi nel 2021 e 2022), mentre l’ultima edizione l’ha vinta Andrej Rublev battendo in finale Holger Rune. Nota curiosa: mentre Djokovic ha collezionato due vittorie (2013, in finale su Nadal, e 2015 contro Berdych), Montecarlo è uno dei pochissimi tornei nei quali Roger Federer non è mai riuscito a scrivere il proprio nome nell’albo d’oro, collezionando ben 4. Quello monegasco non è tra i tornei più ricchi del circuiti, sebbene il montepremi complessivo ammonti a poco meno di 6 milioni di euro (5.950.000 euro).
Il vincitore se ne porta a casa 919mila, oltre ai 1.000 punti nella classifica ATP. 501mila per il finalista, 275mila per chi arriva in semifinale, 150mila per chi si ferma ai quarti e poi via a scendere (80mila per gli ottavi, 43mila per il secondo turno e 24mila per l’ingresso nel main draw).